Fare shopping, da quando internet ha invaso le vite della stragrande maggioranza delle persone, è cambiato radicalmente. Se prima serviva prendersi del tempo per uscire, girare negozi, passeggiare, provare e comparare, oggi tutto questo è sensibilmente più semplice e, per certi versi, comodo.
Oggi basta accendere il proprio tablet/smartphone/PC e cercare online qualsiasi oggetti si voglia acquistare. Esistono siti che comparano i prezzi di più e-commerce online, riducendo di gran lunga il tempo speso a fare confronti e calcolare al centesimo spese di spedizione e tempi di consegna.
In questo tumulto commerciale, vendere online si scontra con una concorrenza talvolta famelica: Amazon e i grandi e-commerce.
E-commerce vs Amazon
Per chiunque voglia avventurarsi nel turbolento mondo delle vendite online, i primi scogli sono proprio avere a che fare con queste multinazionali dalle capacità apparentemente infinite. Molti venditori finiscono per essere cannibalizzati da Amazon, preferendo mantenere il proprio e-commerce come punto d’appoggio per sfogliare il catalogo, svolgendo, però, la maggioranza delle vendite proprio sul sito più famoso di shopping online.
Potrebbe sembrare inizialmente un azzardo aprire un proprio sito autonomo, indipendente. Una sorta di Davide contro Golia.
Invece, sorprendentemente, è un’idea assolutamente efficiente quella di gestire le vendite sia sul proprio e-shop, che una parte sui siti concorrenti, così da utilizzare questi canali di vendita per pubblicizzarsi e, nel frattempo, commerciare magari prodotti leggermente divergenti dal target principale del proprio negozio.
Vendere online ai tempi di Amazon è non solo strategico, ma può essere usato il concorrente principale come trampolino di lancio, così come per Ebay ed altri.
Inserire i link nelle descrizioni dei prodotti, magari per ottenere più informazioni sul singolo oggetto, oppure lasciare nei pacchi confezionati dei biglietti e inviti a lasciare recensioni o controllare il resto del catalogo, persino offrire codici sconto utilizzabili solo e unicamente sul proprio e-shop, sono tutte tattiche utili e capaci di trasformare un grosso problema (la concorrenza spietata delle multinazionali ventennali) in qualcosa di positivo.
Aprire un e-commerce: non per i deboli
Dopo aver chiarito che aprire un e-commerce in proprio non sia un’idea così pazza come poteva sembrare all’inizio, è necessario sottolineare che serve una certa preparazione prima di farlo. Lanciarsi a pesce in questo oceano di squali non può portare a nulla di buono e, specialmente se si è da soli, significa rischiare il fallimento immediato.
L’apertura di uno shop online comprende diversi fattori e l’impiego di determinate figure professionali: i webmaster e chi di lavoro svolge la pianificazione degli e-commerce (come fanno molte web agency), possono fare la differenza. Studiare bene il settore di vendita che si andrà ad utilizzare principalmente è uno dei compiti da svolgere, ma realizzare un’interfaccia semplice ed efficiente è altrettanto necessario. Inoltre, non si può assolutamente saltare il passaggio di garantire la sicurezza degli utenti durante il pagamento, altra questione che richiede necessariamente l’intervento di esperti.
Superata la parte tecnica, però, non è finita qui. Le schede dei prodotti che verranno caricati sul sito possono essere improvvisate se si è sicuri delle proprie capacità di scrittura, ma è sempre consigliabile incaricare un copywriter, il cui mestiere è proprio questo, e andare sul sicuro occupandosi di altro.
In ultima battuta, non si può certo vendere alla clientela, se questa non conosce il nome né l’ubicazione del negozio. Su internet, la pubblicità e il volantinaggio si traducono in social media marketing e digital advertising. I migliori esperti di comunicazione possono coinvolgere un pubblico vastissimo sui social e dirottare il traffico dove vogliono, ma è anche l’imparare a dosare il budget per le sponsorizzazioni (e come realizzarle efficacemente) che porta i frutti degli investimenti.
Se non fosse stato abbastanza chiaro, il concetto va ripetuto: non si apre un e-commerce senza prima avere un team a supportare il tutto. Il one-man-army è un mito dei film, appartenente a un’era dove sicuramente i fattori in gioco erano meno, e meno complessi.
Facilitarsi la vita: le partnership
Vi è una via più facile, anche se più lunga, che rende le cose leggermente più semplici: le partnership con e-commerce già avviati.
Se non si hanno grosse quantità da investire, oppure se si vuole sfruttare la potenzialità di piattaforme gigantesche e conosciutissime, c’è sempre la possibilità di rivolgersi a delle partnership, ovvero l’utilizzo di altri siti per vendere i propri prodotti, in cambio di una parte del guadagno.
Si vendono, ad esempio, alcuni prodotti su Amazon e Ebay, in cambio di una parte di guadagno o di costi per le inserzioni, ma con il vantaggio di sfruttare il loro immenso portfolio clienti per farsi pubblicità, vendere prodotti vari e “farsi le ossa”. Oppure ci si può rivolgere a e-commerce verticali per settore e raggiungere una clientela precisa. Un esempio: se si possiede un ferramenta o un negozio di materiale per l’edilizia, avviare una partnership con un e-commerce di settore, come può essere esconti.it, permetterà di sfruttare un target già raggiunto da del lavoro commerciale precedentemente avviato da un team esperto. La partnership è un ottimo modo per imparare le regole di questo gioco, quando ci si vuole inserire in un nuovo mercato.
Uno sprint in più: e-commerce italiani
Il problema di usare quei Marketplace tanto conosciuti, però, è che sono globali, aperti a chiunque. L’ideale è, invece, pensare alla propria attività e, se il target sono persone italiane, avvicinarsi a realtà già avviate del proprio Paese.
Ci sono molti siti, anche piuttosto specializzati, il cui sito e-commerce spicca in numeri e vendite, ma è sempre bene scegliere quello che più si avvicina alla categoria merceologica proposta attraverso i prodotti del proprio e-shop.
Tirando le somme, aprire un negozio online significa gettarsi in un mercato in crescita, ma è anche necessario capire che non si sta parlando delle dimensioni di una pozzanghera: l’oceano è già pieno di predatori, non è il caso di esplorarlo senza qualche precauzione per non venire divorati.