Dopo aver ascoltato il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana e l’assessore al welfare Giulio Gallera, i pm di Bergamo faranno lo stesso con il premier Conte, per poi procedere con la medesima procedura per i ministri Speranza (Salute) e Interno (Lamborgese) in merito alla mancata istituzione della “zona rossa” durante il periodo più difficile dovuto al coronavirus, nelle zone di Nembro e Alzano Lombardo.
I rappresentanti come “persone informate sui fatti”
Le due zone sopracitate sono state infatti tra le più colpite dal Covid-19, e dopo le recenti proteste dei parenti delle vittime, è stato aperto un fascicolo, viste le numerose morti, per molti evitabili isolando maggiormente la zona ed etichettandola per l’appunto come zona rossa, provvedimento mai arrivato, facendo restare Nembro e Alzano Lombardo zone arancioni come il resto della regione.
Gli esponenti del governo verranno quindi ascoltati come persone informate sui fatti, di contro all’accusa di “epidemia colposa”, e la giustizia è al lavoro anche sulla gestione delle case di riposo appunto e la mancata chiusura dell’ospedale di Alzano.
Perchè niente “zona rossa”?
Precedentemente ascoltato dai pm, l’assessore Gallera ha dichiarato che avevano già pronto un provvedimento come quello richiesto, ma si aspettava l’ok da parte del governo a Roma, accennando la posizione della regione già dalla fine di febbraio. Indagini successive hanno rivelato che buona parte delle persone risultate positive al contagio giunte all’ospedale di Alzano Lombardo erano residenti proprio a Nembro ma non era possibile procedere ad una chiusura più stringente solo dopo una verifica dal Pirellone, come confermato anche da Fontana.
Di diverso avviso è stato Marco Bonometti, presidente di Confindustria che ha rivelato idee diverse da parte del governatorato ai tempi, che riteneva inutile e addirittura dannoso una chiusura totale come accaduto a Codogno, epicentro del contagio, dopo le opportune riunioni avvenute tra febbraio e marzo.