Di nuovo nell’occhio del ciclone, il governatore della regione Lombardia Attilio Fontana in merito all’inchiesta sui camici da parte di Dama SPA, di proprietà del cognato, si difende davanti al Consiglio regionale riunito in Aula al Pirellone, organizzato per approvare il bilancio della regione, e lo fa con queste parole: “Ho riflettuto molto sull’opportunità di intervenire oggi soprattutto per la preoccupazione di dare un’ulteriore cassa di risonanza per polemiche che ritengo sterili e strumentali. Ho deciso di venire qui per riaffermare la verità dei fatti e andare oltre per affrontare le sfide e le opportunità che abbiamo davanti. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo una circostanza storica che non dobbiamo dimenticare. L’emergenza Covid è stata uno tsunami per la Lombardia. Sono convinto che alla fine la verità verrà a galla“.
Le critiche
Quanto emerso nelle ultime settimane ha avuto una certa risonanza che ha coinvolto anche il mondo politico: la destra, con in testa Matteo Salvini, ha difeso a spada tratta la posizione del governatore, mentre sono state chieste le dimissioni dal Movimento 5 stelle.
Non a caso dopo il lungo intervento di Fontana c’è stato un applauso proprio dai rappresentanti della sua parte politica.
Il governatore ha sensibilmente cambiato la propria posizione con l’azienda del cognato rispetto allo scorso giugno, quando affermò di essere completamente estraneo alla vicenda: stavolta invece afferma di aver avuto solo “rapporti negoziali” tra Dini e la Centrale acquisti della regione solo il “12 maggio scorso, data in cui mi si riferiva che era stata concordata una fornitura a titolo oneroso. In ogni caso Fontana ribadisce la propria trasparenza in merito “Non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei familiari”, dice tra gli applausi dei consiglieri di maggioranza. “Regione Lombardia non ha speso 1 euro per quei 50mila camici”, ha continuato il governatore della Lombardia.