Cosa succede a chi mangia Philadelphia con la glicemia alta? Ecco le conseguenze

In Italia, così come in numerosi altri paesi europei uno dei primi formaggi spalmabili di larga diffusione è stato sicuramente Philadelphia, a lungo prodotto dalla società statunitense Kraft Foods, da qualche anno è sotto il marchio Mondelēz International.

Spesso l’intera categoria di formaggi di questo tipo trova la denominazione come Philadelphia, avendo trovato enorme diffusione nel nostro paese anche a causa di un’importante campagnia pubblicitaria televisiva tra gli anni 80 e 90.

Storia e preparazione

Si tratta di un tipo di formaggio denominato quark, tipico deelle popolazioni dell’Europa Settentrionale che fu sviluppato nella seconda metà del 19° negli Stati Uniti. Fu scelto il nome di Philadelphia a causa già allora molto radicata tradizione culinaria della città, tra le più antiche degli States.

La composizione “basilarmente” è formata da latte vaccino e panna miscelati, dalla quale si ottiene dalla coagulazione del latte vaccino con una maggiore ritenzione del siero, la mistura viene portata a pastorizzazione e successivamente viene “causata” la coagulazione del latte vaccino. Dopo essere stato riscaldato e sottoposto a centrifugazione, il processo viene ultimato con il confenzionamento.

Non è troppo diverso dal punto di vista nutrizionale da un qualsiasi altro formaggio anche se durante la preparazione sono aggiunti degli addensanti per migliorare la spalmabilità.

Cosa succede a chi mangia Philadelphia con la glicemia alta? Ecco le conseguenze

Resta un alimento certamente non ipocalorico dato il contenuto di quasi 350 calorie per etto di prodotto. Decisamente sconsigliato per chi soffre di colesterolo alto, meno “grave” il consumo saltuario per chi soffre di glicemia alta, anche se è bene stare attenti alle dosi e al tipo di “accompagnamento” che spesso è associato al consumo di Philadelphia. Chi soffre di glucosio “ballerino” dovrebbe limitare il consumo a 2-3 volte a settimana, magari optando per la variante Light, che viene realizzato con un quantitativo sensibilmente inferiore di panna.

Il contenuto di zuccheri è infatti piuttosto trascurabile, e si tratta prevalentemente di quelli naturali del latte.

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