Il “ruolo” del gettone telefonico ha rappresentato la funzione principale di questi oggetti, e quando il senso stesso legato al loro utilizzo è “venuto meno”, immediatamente i gettoni sono stati accantonati, in virtù di del processo tecnologico. Per buona parte del 20° secolo i gettoni adibiti alle telefonate hanno costituito una normalità diffusa, sfruttata da praticamente ogni forma di cittadino per effettuare qualsiasi telefonata in un contesto in cui la telefonia mobile rappresentava ancora “fantascienza”. I gettoni hanno avuto il ruolo di sostituire le monete nell’utilizzo dei telefoni pubblici ed oggi sono assolutamente collezionabili. Può un gettone telefonico rivelarsi prezioso?
Conio per le telefonate
Sicuramente si, perchè come ogni oggetto interessante che si rispetti, ha attraversato una storia piuttosto particolare: la prima tipologia di gettone adibito alle telefonare risale al 1927, sviluppato dalla Stipel, una delle prime aziende adibite alla telefonia del nostro paese. Questi primi gettoni furono coniati a scopo dimostrativo ma la diffusione arrivò solo negli anni successivi, in particolar modo dopo la fine della seconda guerra mondiale. A lungo le aziende che hanno sviluppato gettoni, ancora esclusivamente operanti in zone definite, hanno prodotto gettoni di diversa natura e fattura, fino al 1959, anno in cui tutti furono standardizzati. Questo formato di gettone, divenuto quello più popolare, è stato mantenuto fino al termine della produzione nel 1980, in quanto i gettoni sono stati rimpiazzati dalle tessere telefoniche e poi dai telefoni cellulari.
Quanto può valere un gettone telefonico raro?
Chi ha trovato questo gettone telefonico è divenatato ricco: FOTO
Uno dei primi a trovare una discreta diffusione è stato quello prodotto dalla compagnia TIMO, Telefoni Italia Media Orientale S.A., operante nelle zone del paese comprendenti Emilia-Romagna, Marche, Umbria , Abruzzo e Molise. Coniato nel 1928 e recante le diciture “TELEFONI ITALIA” e “MEDIA ORIENTALE”, hanno un valore compreso tra gli 80 ed i 250 euro, a seconda delle condizioni di conservazione.