Fare un viaggio on the road in Sicilia ha sempre avuto i suoi vantaggi. Con la possibilità di girare in lungo e in largo, potete avere l’occasione di visitare posti suggestivi con viste da togliere il fiato. Tra questi ve ne sono alcuni che solo la natura poteva creare. Il fatto che siano sorti in epoche lontane, li avvolge di mistero, perché custodiscono segreti ancora irrisolti Una di queste attrazioni principali, che è nota per essere la stonehenge siciliana, si trova proprio a Argimusco, nei pressi dell’Etna.
I motivi del suo soprannome
L’Argimusco è un suggestivo altopiano che si trova poco a Nord dell’Etna. Per le sue caratteristiche è soprannominato Stonehenge siciliana. Forse non tutti ne sono a conoscenza, eppure qui vi sono imponenti rocce antropomorfe e geomorfe, molto simili a quelle del sito che si trova in Inghilterra. Ci troviamo al confine tra i monti Nebrodi e e i monti Peloritani. Inoltre, da tempo si parla della possibilità di farlo entrare a fare parte dei siti considerati Patrimonio dell’Umanità Unesco.
L’importanza delle sue rocce
Ogni pietra dell’Argimusco reca profondi significati legati alla sua rappresentazione esteriore. I menhir sono pietre singole verticali erette come monumento di adorazione. L’Aquila è un indicatore astronomico il cui becco punta verso l’Etna visibile sullo sfondo e di una necropoli. I due giganteschi menhir all’ingresso, simboli sessuali della virilità e delle femminilità, celebrano i riti della fecondità. Il guerriero mostra la forma di un viso umano oblungo con un buco identificabile con l’occhio. Il foro fa pensare a un possibile uso astronomico della roccia. La roccia con sfera è un masso dalla forma triangolare con una sfera incassata. In allineamento con la direzione ovest, che ne esalta il profilo al tramonto del sole, è la dea Neolitica Orante. E’ la roccia tra le più suggestive del sito, una figura femminile in atto di preghiera alta 25 metri col volto rivolto a settentrione.
Un parallelismo sbagliato
Secondo altri, invece, il parallelismo con Stonehenge è inappropriato, perché le rocce dell’Argimusco, secondo buona parte delle interpretazioni fornite dagli studiosi sulla loro natura, non sarebbero dei megaliti. Sarebbero, invece, delle pietre naturali, modellate dall’acqua e dal vento e, solo in parte, anche dall’uomo, che le avrebbe adattate alle funzioni, ancora in parte poco chiare, per le quali intendeva impiegarle. Non sarebbero stati, dunque, i nostri antenati a creare il sito, ma la natura stessa. L’uomo, scopertane l’esistenza, sarebbe intervenuto soltanto modellando parzialmente le rocce presenti per renderle più funzionali ai propri scopi.