Il concetto di denaro elettronico è percepito in maniera “discontinua” dalla popolazione italiana in generale, che da sempre è molto legata al contante, ma che da oramai diversi anni per abitudine ma anche per necessità, ha imparato ad utilizzare forme di denaro elettronico della più disparata natura. Carte, bancomat, prepagate ma anche strumenti di pagamento alternativi come Satispay sono effettivamente considerabili forme di pagamento elettronico. E quasi tutte queste richiedono l’utilizzo del POS, ossia il comune terminale collegato ad una rete per fare da “tramite” durante una transazione.
POS, è allerta in tutta Italia: cosa sta succedendo? “Attenzione”
Il POS costituisce per molti una grande comodità ma anche “fonte di fastidio” per alcune categorie di professionisti e lavoratori dipendenti che offrono servizi a pagamento, come ad esempio gli artigiani, sopratutto con lo sviluppo di multe per chiunque non sia munito di uno di questi strumenti oppure che non permetta l’utilizzo anche a fronte di una richiesta da parte del cliente di turno. Il cosiddetto “obbligo di POS” esiste da quasi 8 anni ma è stato percepito come tale solo con le sanzioni, attive dallo scorso 30 giugno.
Se molti professionisti lamentano condizioni legate alle commissioni troppo esose, lo stato coonsidera questa una forma di “scusa” per evitare di “dichiarare” le transazioni effettuate, in quanto il contante è sicuramente più pratico per molti ma garantisce una “tracciatura” molto più complicata. Questo ha portato lo stato ad offrire condizioni relativamente vantaggiose preventive per gli esercenti, sotto forma di agevolazioni e costi ridotti di commissioni (come il Bonus Bancomat).
Ad oggi le multe “scattano” quando un professionista o un esercente non è munito di terminale POS oppure quando si manifesta un rifiuto o l’impossibilità da parte del professionista. Queste sono due, e possono essere aggirate solo se l’esercente può dimostrare a livello pratico un disservizio del terminale, mentre in tutti i casi, attraverso una segnalazione, può subire due sanzioni, una fissa sulla base di 30 euro, e l’altra invece di importo variabile, basato sul 4 % della transazione rifiutata.