Esistono cose che non sembrano cambiare mai nel nostro paese, come alcune polemiche che definire “cicliche” è ancora poco, e il Canone Rai costituisce in maniera calzante il fastidio tipico di una forma di obbligo di pagamento che risulta indigesto a praticamente tutta la popolazione che utilizza o almeno che possiede un apparecchio televisivo, statisticamente quasi tutti. Per molti questo rappresenta un “bene necessario” e non dovrebbe quindi essere collegato a quella che è in effetti una vera e propria tassa basata sul possesso di una TV.
Tassa indigesta
A dispetto del termine Canone, la tassa televisiva è una nomeclatura più calzante in quanto non si tratta di una forma di “offerta volontaria” di pagamento quanto piuttosto una imposta a tutti gli effetti, calcolata su una base fissa che probabilmente sarà modificata a partire dal prossimo anno. Quello che viene chiamato Canone Rai rappresenta un’entrata importante per le casse dello stato italiano ed anche se dal 2016 è stato dilazionato ed associato alla fatturazione della bolletta della luce, su 10 mensilità.
Questa formula è stata considerata “non corretta” da parte dell’Unione Europea che ha fatto pressioni affinchè la Tassa televisiva ritorni ad essere pagata in un’unica soluzione anche se non è ancora chiaro la modalità che sarà decisa per il 2023.
Quant’è l’importo del Canone Rai? Ecco la risposta. “Pazzesco”
Attualmente infatti il Canone corrisponde ad un importo annuo di 90 euro, che come accennato viene dilazionato in 10 mensilità, da gennaio ad ottobre, da 9 euro l’una. A dispetto delle proteste, questa forma ha comunque permesso un incremento delle entrate perchè molti italiani hanno comunque percepito la tassa televisiva meno fastidiosa perchè rateizzata e “spalmata” su un intero anno. Il precedente importo corrispondeva ad una cifre sensibilmente superiore, pari a 113 euro e molto probabilmente il “nuovo” Canone Rai non sarà troppo lontano da questo importo, seppur allo stato attuale non si hanno informazioni certe.