Stando a vari studi oramai rafforzati dalla ricerca, la solitudine influenza l’azione attiva dei neuroni dopaminergici e serotoninergici, che stanno alla base del nostro benessere emotivo. L’uomo preistorico aveva bisogno di stare in gruppi di umani per sopravvivere, salvaguardando protezione per sé e la discendenza.
Il cervello è impostato ancora su quelle cadenze, se l’uomo vuole sopravvivere deve usufruire della protezione e dell’appoggio di altre persone, è un meccanismo biologico che porta l’individuo a ricercare relazioni sociali. Come detto in precedenza, la solitudine è un vissuto naturale nell’esperienza degli uomini ma se diventa uno stato cronico può condurre a stati depressivi, disturbi post-traumatici da stress, ansia, panico, aspetti collegati alla salute mentale.
Soffrire la solitudine è una patologia: ecco come riconoscerla e cosa fare
Diversi studi si sono raccolti sui meccanismi dei neuroni dopaminergici e serotoninergici nella zona del cervello chiamata nucleo del rafe dorsale in rapporto alla socialità o isolamento dei topi. Questi studi portano ad osservare come la solitudine sia importantissima come vissuto nell’attivazione del meccanismo di ricerca della socialità, e come di per sé non porti a comportamenti negativi, ma la mancanza reiterata di stimolazione alla socialità porta a atteggiamenti ansiosi e depressivi. Si è dunque vittime della depressione quando la solitudine che stiamo attraversando ci sembra una condizione insostenibile, per il male interiore e relazionale che produce, e immodificabile.
Detestiamo stare soli ma al tempo stesso eludiamo la ricerca di altre persone per paura di essere respinti. È una situazione psicologica parecchio delicata che va chiarita tramite un lavoro fatto con uno psicologo. Il percorso di cura è indirizzato a ritrovare fiducia in sé stessi, per determinare un posto nel mondo adatto alla propria norma di vita e dare la giusta rilevanza alle relazioni interindividuali e alla socialità.
Parliamo di uno stato psicologico che può essere avversato con la cura di corpo e mente. Quindi, da una parte alimentazione sana ed esercizio fisico e dall’altra un giusto tempo da riservare alle relazioni vere e profonde, quelle in grado di condizionare positivamente sulle nostre capacità sociali e sulle nostre risorse interiori.
Ecco dunque come poter riconoscere la solitudine e come questa condizione può divenire una malattia. Il percorso per uscirne non è facile, ma non è neanche impossibile, basta prendere consapevolezza di questa situazione e chiedere un aiuto per uscirne.