La pensione costituisce un “rifugio sicuro” almeno idealmente, dal punto di vista economico che permette di “tirare avanti” una volta raggiunta la cosiddetta età pensionabile, un limite che nel corso degli anni è stato spostato sempre un po’ più in là, per varie motivazioni, come la difficoltà lavorativa e l’età anagrafica sempre più alta, che uniti ad una politica spesso poco attenta del mondo del lavoro da parte dello stato, hanno portato ad una situazione come quella che viviamo, che fa largo uso della pensione anticipata.
Come intuibile la pensione anticipata permette di andare “prima” in pensione rispetto ai requisiti legati a quella di vecchiaia, che oggi è ottenibile una volta raggiunti i 67 anni d’età ed un calcolo di anni contributivi non inferiore a 20 anni.
Andare in pensione anticipata per questi lavoratori è possibile
Ma esistono, come detto, varie tiplogie di pensionamento anticipato come la discussa Quota 102, che a sua volta è una versione “riveduta” di Quota 100, una forma di pensionamento anticipato considerata parte del sistema “misto” (che fa ricorso sia di anni contributivi che anagrafici), che molto probabilmente sarà abbandonata il prossimo anno. Quota 102 permette di andare in pensione all’età minima di 64 anni a fronte di almeno 38 anni di contributi.
Diversa dalla pensione anticipata “standard” che tiene conto solo del calcolo contributivo minimo che deve essere 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne. I lavoratori che fanno parte di categorie distinte, come i per “precoci”, ossia coloro che hanno accumulato un anno di contributi quando avevano 19 anni, ma anche i disoccupati, i cargiver e chi ha un’invalidità minima del 74 % può fare richiesta con almeno 41 anni di contributi.
I lavoratori di mestieri usuranti possono invece fare richiesta di pensione anticipata attraverso Ape Sociale, uno strumento che necessita di un calcolo contributivo variabile, da 30 a 36 anni e un’età minima di 63 anni.
Esiste anche Opzione Donna, un’altra misura di pensionamento anticipato particolarmente “chiacchierata”, che permette alle lavoratrici donne di andare in pensione ad un’età minima di 58 anni (59 per le autonome) e 35 di contributi.