I pagamenti digitali ed elettronci concepiti nell’immaginario comune più frequentemente sono quelli legati alle carte di pagameento come il Bancomat, nome di una società per azioni che dagli anni 80 del 20° secolo fornisce servizi di pagamento elettronico e fa largo uso di queste tessere che sono adibite anche al prelievo di contante. Essendo stato uno dei principali servizi di questo tipo nonchè uno dei primi in assoluto a trovare diffusione costante in Italia, è ovvio che il termine continui ad essere utilizzato anche in maniera “generica” per definire i pagamenti digitali attraverso il POS, ossia i terminali di pagamento.
Pagamenti digitali
Il pagamento del POS oramai risulta essere parte di una vera e propria rivoluzione che porterà l’azione di pagamento tramite carta (o anche smartphone dotati di NFC) una normalità che sostituirà anche il tradizionale pagamento in contante. Tuttavia anche il POS, il cui utilizzo è stato recentemente determinato da una vera e propria regolamentazione che non trova tutti d’accordo, presenta alcune criticità.
Siamo quasi abituati a stare attenti a dove sistemiamo la nostra carta, ma bisogna anche “gettare un occhio” alle ricevute di pagamento, soprattutto nel caso sempre più frequente di pagamento senza l’inserimento del PIN, tramite contactless. Ecco perchè è una buona idea fare uso di portafogli e portatessere che presentano una forma di “schermatura” RFID così da eliminare l’eventualità dei pagamenti “inconsapevoli” e non voluti.
Bancomat: fate sempre attenzione quando effettuate il pagamento
C’è da ricordare che a partire dalla scorsa estate sussiste l’obbligo di pos per esercenti e professionisti autonomi, e se questi non sono muniti di questo terminale, possono essere soggetti a due multe. Queste sanzioni vengono applicate dietro segnalazioni delle forze dell’ordine (principalment la Guardia di Finanza) e possono essere scaturite anche in virtù di una mancata volontà da parte dell’esercente/professionista di acconsentire al pagamento elettronico.