Il long COVID è una sintomatologia clinica contrassegnata dalla presenza di diversi sintomi legati all’infezione da SARS-CoV-2, che sorgono o persistono anche per settimane o mesi dopo la ripresa dallo stesso COVID-19.
Il quadro clinico può mutare da paziente a paziente e non sempre i sintomi accorti vengono subito riportati alla precedente infezione. Benché l’impatto di questa variante sulla popolazione sia visibile e la sindrome riconosciuta come entità clinica, sono svariati gli studi in corso per delimitare sempre meglio le sue peculiarità, a partire dalle cause.
Allarme long covid in Italia: ecco di cosa si tratta
I sintomi possono mutare da persona a persona, in generale includono: fatica persistente legata a stanchezza, debolezza e dolori muscolari e articolari. Poi abbiamo la mancanza di appetito.I sintomi specifici si mostrano specialmente a livello respiratorio, cardiovascolare, neurologico, gastrointestinale e psicologico. Fame d’aria, tosse persistente.
Dolore al petto e senso di oppressione, tachicardia e palpitazioni, aritmie, variazioni della pressione arteriosa, ma anche pericarditi e miocarditi. Tutti questi possono essere i possibili sintomi. La diagnosi di long COVID è clinica e si fonda su una storia di COVID-19 e una insufficienza di pieno benessere, anche per via dei sintomi riportati.
È buono dunque che coloro che mostrano i sintomi riconducibili a long COVID o che non avvertano un intero recupero del proprio stato di salute in seguito a COVID-19, facciano relazione al proprio medico di medicina generale o allo specialista, che guideranno verso gli accertamenti più idonei. Di regola tanti dei sintomi si risolvono, ma vi sono dati in Cina che dimostrano una continuità di problemi in parte dei soggetti a due anni dalla malattia acuta. Di norma vi è un rapporto fra gravità della malattia e pericolo di long COVID, ma si esamina il quadro anche dopo forme moderatamente leggeri.
Se nelle iniziali forme di malattia COVID-19 e in quelle successive legate alla variante Delta si aveva una correlazione tra gravità dell’infezione e long COVID, con la variante Omicron questa evidenza viene meno e perciò anche in caso di infezione leggera o infezione asintomatica, anche in pazienti giovani, possono fissarsi quadri di long COVID. Non c’è dunque attualmente un evidente una correlazione tra la gravità dell’infezione e la manifestazione o meno di long COVID.