I dati emersi dagli studi pubblicati in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, celebrata il 10 ottobre scorso, parlano di un pianeta e di una nazione in sofferenza. Lancet afferma che nel mondo quasi un miliardo di persone, 1 su 8, convive con qualche forma di sofferenza psichica; la quota sale a 1 su 7 nella fascia di età tra i 10 e i 19 anni.
La situazione è stata sicuramente peggiorata dalla pandemia di Covid19, che ha portato ad un netto aumento della prevalenza di ansia e depressione del 25% nel corso del 2020. Lo spettro della morte improvvisa, le sofferenze causate dalla perdita dei propri cari, e la costrizione ad una vita in isolamento ha portato moltissime persone a soffrire di qualche forma di DSM. Ma come molti familiari di parenti con disturbi di salute mentale sanno, è ancor di più lo stigma a creare problemi rispetto alle patologie.
Salute mentale: il problema dello stigma
La “Lancet Commission on ending stigma and discrimination in mental health” è molto chiara su questo punto. Le conclusioni della commissione di 50 esperti pubblicate sulla rivista Lancet sono inequivocabili: “Stigma e discriminazione vanno contro i diritti umani fondamentali e hanno effetti gravi e deleteri sulle persone con disturbi mentali esacerbando l’emarginazione e l’esclusione sociale, ad esempio riducendo l’accesso all’assistenza sanitaria e diminuendo le opportunità di istruzione e di lavoro. Molte persone con esperienza vissuta di condizioni di salute mentale descrivono lo stigma come peggiore della condizione stessa”. Tra le raccomandazioni fornite dalla Commisisone ai soggetti interessati, ci sono la depenalizzazione del suicidio, e l’adozione di programmi per il reinserimento lavorativo delle persone con sofferenza mentale. Ovviamente oltre alle campagne di sensibilizzazione e ai corsi destinati ai sanitari sui diritti delle persone che soffrono di DSM.
Salute mentale. La situazione in Italia
La pandemia ha visto drasticamente calare il numero delle persone in cura presso i servizi di salute mentale delle strutture pubbliche, una tendenza già in atto e acuita dalle restrizioni e dalle difficoltà legate ai provvedimenti per arginare il Covid-19. Il provvedimento maggiormente significativo è stata la chiusura di alcuni reparti ospedalieri destinati alla salute mentale per la trasformazione di questi in reparti Covid-19. Al termine delle restrizioni però, come prevedibile, è aumentata la domanda di servizi, con un’offerta che era in difficoltà già prima del periodo emergenziale e in ulteriore sofferenza oggi sia in termini di risorse umane che economiche.
Bonus Psicologo Italia: i dati delle richieste
Di conseguenza, il provvedimento voluto e adottato in Italia di un Bonus Psicologo ha visto arrivare un numero di domande molto elevato. Sono state circa 300mila le richieste, con lo stanziamento previsto di 10 milioni di Euro che è stato portato a 25 milioni di Euro, proprio in base all’alto numero di domande pervenute. Altro dato abbastanza rilevante il fatto che oltre il 60% di queste richieste, circa 180mila, sia provenuto da persone al di sotto dei 35 anni, e quindi nella fascia d’età principalmente giovanile.
A creare questo forte impatto molto probabilmente la pandemia, così come definito dal rapporto della Commissione europea sull’impatto della pandemia sulla salute mentale dei giovani, diffuso proprio in occasione della Giornata mondiale, e così commentato da Mariya Gabriel, commissario UE: “I giovani sono stati particolarmente colpiti. Hanno visto le loro vite sconvolte. Dobbiamo sostenerli con interventi concreti”.