Se soffrite di apnee notturne potrebbe essere in arrivo una nuova arma per limitarne i pericoli e l’incidenza sulla vostra vita. Si tratta di un farmaco già utilizzato contro la depressione, che sarebbe in grado di ridurre la gravità delle apnee ostruttive del sonno. Ne ha dato notizia in Italia SkyTG 24, pubblicando la traduzione della notizia che arriva da uno studio della Flinders University, una università australiana.
Come sa sicuramente chi soffre di questo disturbo, le apnee notturne sono costituite da nella respirazione durante il sonno, causate dall’ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree. Spesso queste apnee riducono la quantità di ossigeno e aumentano il livello di anidride carbonica nel sangue, e a volte possono costituire un pericolo serio per la salute. Andiamo a scoprire cosa ha evidenziato questo nuovo studio.
Apnee notturne: il metodo del nuovo studio
Il farmaco che potrebbe venire in soccorso di chi soffre di apnee notturne è la reboxetina, già utilizzata contro la depressione. Il risultato potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti, che potrebbero aiutare tutti coloro che non tollerano le attuali terapie previste per le apnee.
L’autore principale della ricerca si chiama Thomas Altree. Lo studio randomizzato è stato condotto su 16 soggetti con apnee ostruttive nel sonno, valutando le singole dosi di reboxetina rispetto a una combinazione di reboxetina e ossibutinina, oppure al placebo.
I risultati: parla l’autore
Queste le dichiarazioni di Altree: “Ricerche recenti hanno scoperto che una combinazione dei medicinali reboxetina e ossibutinina, entrambi precedentemente utilizzati per condizioni non correlate, potrebbe essere un trattamento efficace per le apnee ostruttive del sonno, ma al tempo stesso causare effetti collaterali. Volevamo vedere se la reboxetina da sola potesse essere efficace e valutare come cambia la respirazione durante il sonno. I risultati hanno mostrato che la reboxetina da sola può ridurre la gravità delle apnee notturne.
Abbiamo scoperto che il farmaco ha ridotto il numero di eventi all’ora e ha anche migliorato i livelli di ossigeno, mentre l’aggiunta di ossibutinina non ha causato ulteriori miglioramenti. Abbiamo anche utilizzato un metodo di calcolo all’avanguardia per determinare in che modo il farmaco stabilizza la respirazione durante il sonno, il che ci consente di identificare quali pazienti potrebbero beneficiarne maggiormente in futuro”.