Il fumo passivo è probabilmente uno degli aspetti più sottovalutati – ma anche più fastidiosi, per chi lo subisce – nell’insorgere di infiammazioni croniche e di malattie dell’apparato respiratorio. Vivere a lungo accanto ad un fumatore potrebbe infatti portare a gravi conseguenze anche per le persone che lo circondano.
Un recente studio portato avanti da ricercatori dell’Università di Perugia, in Italia, ha infatti dimostrato che bastano soltanto 30 minuti di esposizione al fumo passivo per iniziare un processo infiammatorio che concorre alla produzione di danni ai tessuti paragonabili a quelli che si producono con un’esposizione ripetuta e a lungo termine. Scopriamo di più in quest’articolo.
Ricerca italiana sul fumo passivo: nuoce dopo soli 30 minuti.
Lo studio dei ricercatori dell’Università di Perugia è stato pubblicato di recente sull’International journal of environmental research and public health. È stato condotto dal professor Mario Rende e dal Professor Marco dell’Omo, il primo ordinario di Anatomia umana, clinica e forense, il secondo associato in Medicina del Lavoro.
Lo studio ha visto la partecipazione di un gruppo di volontari, rigorosamente non fumatori, inseriti all’interno di un ambiente domestico per un’ora di seguito nella quale sono state fatte bruciare sigarette commerciali all’interno di un posacenere. L’esposizione ha fatto rilevare, anche in seguito ad esposizione brevissima, il cambiamento repentino di una proteina del sangue legata ai processi infiammatori, il recettore p75NTR.
Fumo passivo: pericolo soprattutto per i più piccoli
Lo studio ha generato quindi una novità assoluta nella diagnosi dell’esposizione al fumo passivo. Questa infatti veniva misurata in precedenza soltanto attraverso il dosaggio dei prodotti del metabolismo della nicotina nelle urine delle 24 ore precedenti. Da oggi invece sarà possibile misurarla attraverso il dosaggio del recettore p75NTR in un prelievo sanguigno.
La rilevanza del peso del fumo passivo aumenta se i soggetti esposti sono neonati e bambini. Come sottolinea anche la Fondazione Veronesi, infatti, questi soffrono con maggior frequenza di otiti, attacchi d’asma, tosse e altri problemi respiratori, bronchiti e polmoniti. La sofferenza è proprio dovuta alla precocizzazione del processo infiammatorio che si innesta nei più giovani esposti costantemente al fumo passivo. Resta quindi un ottimo consiglio, per chi voglia continuare con questa insalubre abitudine, pericolosa per sé e per gli altri, di fumare all’aperto, lontano dai più piccoli.