Pasta e diabete rappresenta spesso un binomio difficile. Il cibo più amato dagli italiani e più conosciuto nel mondo rispetto alle cose tipiche del nostro paese, può rappresentare un problema per chi soffre di diabete. I carboidrati presenti nella pasta, zuccheri complessi, possono infatti alzare la glicemia e creare picchi iperglicemici.
Da diversi anni non è più tanto complicato trovare tipi di pasta differenti da quelli di farina raffinata di semola di grano duro. In questo articolo approfondiamo i tipi di pasta che possono essere più facilmente gestibili dalle persone che soffrono di diabete.
Pasta per il diabete: ecco quale preferire
La base della scelta della pasta per una persona che soffra di diabete è preferire le farine integrali. La farina di grano duro integrale non è esattamente la scelta migliore, ma comunque ha un impatto già inferiore sulla porzione consigliata dal diabetologo. Oltre alla semola integrale di grano duro, che contiene maggior numero di fibre, ci sono farine di tanti altri cereali che posseggono quantità di fibre ancora maggiori e hanno quindi indice glicemico inferiore.
Tra queste farine segnaliamo quelle di grano di qualità particolarmente buona, come il Grano Senatore Cappelli, oppure ancore le farine di segale, farro, kamut, avena, tapioca. Esistono poi diversi tipi di pasta funzionale specifica ad alto contenuto di fibre, a base di semola di grano duro, amido resistente e fibra di avena. Ricordiamo che ogni tipo di pasta va inserita in una dieta bilanciata, attenta alle necessità del diabetico, della gravità e del tipo di malattia di cui si soffre.
Diminuire l’indice glicemico della pasta: ecco come
Esistono diversi trucchi che si possono mettere in atto per cercare di abbassare l’indice glicemico della pasta. Il primo è quello di mangiare una porzione abbondante di insalata prima del piatto di pasta. La digestione degli zuccheri complessi della pasta diventerà quindi più lenta e il picco glicemico verrà contenuto naturalmente.
Altri due trucchi riguardano la cottura della pasta. Innanzitutto è bene mangiare sempre la pasta al dente perché stracuocere la pasta aumenta la quantità di amidi che possono essere attaccati dal nostro organismo e quindi confluire nel nostro sangue. Il secondo meccanismo, magari più comodo d’estate, è quello di cuocere la pasta e poi farla raffreddare, per poi mangiarla fredda oppure riscaldarla. È un trucco che può avere effetto anche con le altre fonti di amidi e carboidrati come il riso e le patate.