Com’è noto circa un anno fa l’amministrazione Trump, forte di accuse di spionaggio verso Huawei, ha di fatto diposto il divieto per le aziende statunitensi (come Google, Qualcomm, Inter e Microsoft) di collaborare con il gigante produttore cinese, essendo questo legato al governo del paese: le sopracitate aziende non potranno collaborare con la Huawei e per questo motivo gli ultimi smarphone della casa non sono dotati di servizi Google (come il Play Store), ma è possibile scaricare buona parte delle app da uno store interno.
La reazione della Huawei
Il colosso asiatico ha nel frattempo già creato un nuovo sistema da utilizzare al posto di Android, denominato HarmonyOS, quando le numerose proroghe concesse loro dagli States scadranno ed il ban sarà effettivo in maniera totale fino al maggio 2021, rallentando di parecchio la diffusione del marchio, peraltro già parecchio diffuso in Occidente.
Gli effetti sulle aziende statunitensi
Tuttavia questa tanto chiacchierata decisione, secondo molti esperti nata principalmente per motivi economici, potrebbe ripercuotersi sugli stessi Stati Uniti, almeno secondo Andy Purdy, attuale Chief Security Officer di Huawei in America: l’azienda cinese è stata indubbiamente indebolita, ma come reazione potrebbe affidarsi alle aziende locali per la produzione di sistemi e processori e recuperare terreno in tal senso, con la concreta possibilità di non avere più interesse in futuro con gli States qualora in “ban” venisse rimosso.
Inoltre essendo l’azienda già radicata in occidente, molte aziende a stelle e strisce andranno incontro ad una flessione non potendo più lavorare con Huawei: insomma, rendere quest’ultima completamente indipendente nel giro di pochi anni rischia di creare un effetto boomerang e di far pendere l’ago della bilancia in quella che si profila una vera guerra commerciale in favore della Cina, visto che alcune aziende locali potrebbero essere dissuase anch’esse dal collaborare con gli Stati Uniti nel prossimo futuro.