Il 23 maggio è la giornata nazionale contro le mafie, data non scelta ovviamente a caso ma riconducibile a quanto accaduto lo stesso giorno di 28 anni fa, quando un attentato di stampo mafioso uccise il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta in quella che è oramai celebre come “Strage di Capaci”.
Le parole del Presidente della Repubblica
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordare questa importante ricorrenza, definendo quella data come punto di svolta nella lotta contro la criminalità organizzata, ricordando anche l’assassinio dell’altro magistrato Paolo Borsellino che sarebbe avvenuto pochi mesi dopo. Mattarella ha spronato i giovani di oggi invitandoli ad essere degni successori di queste figure divenute eroiche in questa lotta che appare ancora lontana dalla conclusione: il capo dello stato ha inoltre ricordato che l’aver progettato gli attentati verso i due magistrati sono il simbolo di quanto gli sforzi di combattere la mafia fossero efficaci.
I giovani definiti “eredi” di Falcone e Borsellino
“La mafia si è nutrita di complicità e di paura, prosperando nell’ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità” ha proseguito Mattarella che ha insistito anche sul concetto di “passaggio di testimone” rivolta ai giovani che oggi si sono avvicinati a queste figure così importanti: “Il significato della vostra partecipazione, in questa giornata, è il passaggio a voi del loro testimone. Siate fieri del loro esempio e ricordatelo sempre”.
Il ricordo di Maria Falcone
Intervenuta anche la sorella del magistrato: “La cosa più bella è il movimento che parte dalla base giovanile dell’Università, la loro voglia di portare avanti i valori di Giovanni, Paolo e Francesca dobbiamo agevolarla. Noi tutti adulti dobbiamo continuare ad aiutare i giovani, da anni come Fondazione incoraggiamo i ragazzi. Dobbiamo approfittare delle potenzialità delle giovani menti, Giovanni diceva per vincere la mafia non basta la repressione”.