Il premier Giuseppe Conte nelle scorse ore si è scagliato contro gli ospedali lombardi di aver violato il protocollo nazionale. Le affermazioni di Conte sarebbero indirizzate verso l’ospedale di Codogno, comune nel quale vive il paziente 1, ipoteticamente fonte di diffusione del coronavirus nella zona. Tuttavia, lo scontro con il governo sembrerebbe essersi calmato, poiché l’Assessore alla Sanità, Gallera, ha dimostrato che l’ospedale, secondo il quale poteva usufruire del tampone chi aveva avuto legami con la Cina.
Il paziente 1, 38enne di Codogno, è risultato positivo al tampone da coronavirus dopo 36 ore da quando è entrato in ospedale. In quella giornata e mezza, il primissimo segnale d’allarme avvertito dagli operatori, entrati in contatto con il paziente, era che il soggetto non aveva ricevuto nessuna misura di contenimento. Dunque, la sera del 20 febbraio, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il personale sanitario dell’ospedale di Codogno ha passato momenti difficili, fra preoccupazioni per i contagi accaduti in Pronto soccorso e un “frenetico consultarsi fra medici, infermieri, direzione sanitaria, Regione, ministero della Salute. Dunque, durante quella serata si sarebbero dovuti prendere maggiori provvedimenti per arginare la diffusione del virus e gestire nel migliore dei modi la situazione.