“È la più grande sconfitta nella storia del Movimento“, con queste poche e laconiche parole uno dei volti storici del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista commenta i risultati decisamente deludenti del movimento politico pentastellato che mette in mostra, qualora ce ne fosse bisogno una sorta di divisione interna non ancora netta ma comunque presente tra gli “irriducibili” e quelli considerati “elastici”.
Strigliata
La dichiarazione di una figura importante come Di Battista è una sorta di strigliata seppur indiretta nei confronti di chi, come l’attuale Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ha mostrato grande soddisfazione per i recenti risultati al referendum per il taglio dei parlamentari, vera e propria battaglia ideologica portata avanti dal Movimento fin dal 2018, rivendicandone la proprietà e il recente successo con il 70% di Sì tuttavia mettendo in secondo piano la vera e propria debacle dei candidati pentastellati alle elezioni regionali e comunali. Di Maio ha recentemente aperto alle alleanze in contrapposizione alllo “zoccolo duro” del Movimento, categoria rappresentata appieno da Di Battista che ribadisce la linea “tradizionalista”, invitando gli esponenti a riconoscere le difficoltà: “Sbagliato parlare di alleanze, il tema è la crisi d’identità del Movimento. Una leadership forte? C’è stata e ha dimezzato i voti alle europee“.
Le altre voci
Dello stesso avviso, seppur dai toni differenti, altri esponenti interni al Movimento come Roberto Fico, attuale presidente della Camera (“La responsabilità delle colpe e dei meriti è collettiva. No a guerre per bande e a personalismi“), mentre ancora più diretto è stato Massimo Bugani, capo dello staff di Virginia Raggi che ha così dichiarato: “Non sfugge il tracollo del M5S in ogni tornata elettorale, dalle europee del 2019 ad oggi, con gravi responsabilità in capo a chi da allora non ha mai voluto avviare un momento di riflessione interna, non ha avuto il coraggio di convocare stati generali, non ha minimamente gestito le precedenti regionali in Calabria e in Emilia lasciando i gruppi allo sbando, non ha mai preso alcuna posizione per costruire progetti seri nei territori, ed ha poi deciso di dimettersi non certo dopo aver preso atto del fallimento, ma solo per lasciare una palla avvelenata in mano al suo successore, il quale per forza di cose era un traghettatore ma non aveva la legittimazione per prendere decisioni importanti“.
Paola Taverna e lo stesso Luigi Di Maio hanno invocato gli stati generali al più presto possibile per trovare una soluzione al calo del M5S.